Atlantide è a Castel San Pietro (una ventina di km da Bologna), in via Mazzini 93, dal 4 dicembre 1993.
Di Miljenko Jergovic vi proponiamo Le Marlboro di Sarajevo, edito in Italia da Quodlibet nel 1995, Scheiwiller nel 2005, infine da Bottega Errante, che continua a proporlo ai lettori dal 2019. I racconti che compongono il libro sono stati scritti a caldo, in quei terribili giorni tra aprile 1992 e febbraio 1996:
Sarajevo, città cosmopolita e vivissima è stata cinta d’assedio e ha dovuto piangere 12.000 morti di cui circa 1.500 bambini, e più di 50.000 feriti. Fu una guerra documentata quotidianamente nelle nostre case con le immagini terribili che aprivano i Tg dell'epoca. Jergovic ci cala in quella quotidianità dando vita ad un racconto corale, fatto di amore per la sua città, di tragica fatalità, alternando momenti commoventi ad altri dai toni fiabeschi, mai esaltando l'orrore o calcando la mano sull'emotività che ne può derivare, ma dando centralità alle persone, ai loro sentimenti, in un contesto sospeso tra quotidianità, sopravvivenza, umanità. Il libro Le Marlboro di Sarajevo lo ha posto all'attenzione della scena letteraria internazionale, garantendogli anche prestigiosi premi come il tedesco Erich Maria Remarque.
La sua opera in generale è un grandioso, partecipato e intenso tributo alla storia della sua terra, evidenziando quei momenti in cui la storia ha accelerato la sua corsa, consegnando al lettore fatti decisivi per la nazione nel riflesso delle vite dei suoi protagonisti.
Chiudiamo con un'altra citazione: «Nessuno ha fatto niente per la Verità, e questa ha smesso di funzionare come argomento». La verità che “suonerà offensiva, se mai qualcuno vorrà dirla, per i serbi, per i croati e per i musulmani, I primi hanno istigato e messo in atto il crimine, gli altri, nella loro disgrazia, hanno creduto di essere nel giusto e di dover pensare e agire come i primi ".
Il libro è stato scritto mentre la guerra devastava quella bellissima e composita città che è Sarajevo. Narra le storie di quei giorni, viste dalla parte degli assediati, legando una vita all'altra, la sorte di un uomo a quella di una donna, di una casa indenne a una colpita dalle cannonate. Ne risulta un racconto corale, di amore e malinconia per una terra distrutta, ma privo di lamenti inutili, accettando l'inevitabilità della sorte e degli accadimenti. È un compendio di feroci pugni allo stomaco, in cui il conflitto balcanico fa da sfondo ai bislacchi protagonisti, sempre in bilico tra quotidianità e sopravvivenza. "Jergovic è uno scrittore epico; possiede la capacità di lasciar parlare l'oggettività delle cose e degli avvenimenti, di cogliere la storia di un individuo o di un paese nei dettagli più concreti, con sobria essenzialità". Dalla prefazione di Claudio Magris
L’autore.
Romanziere, poeta, giornalista e sceneggiatore, nonché maestro del racconto breve, è senza dubbio uno dei maggiori talenti letterari della sua generazione, noto soprattutto come autore di novelle aventi per tema la sua terra natale. Nasce a Sarajevo, dove compie studi in filosofia e sociologia. Nel 1994, durante l’assedio di Sarajevo decide di lasciare la città natale per trasferirsi a Zagabria, dove tuttora vive e lavora. La guerra, l’assedio, la fuga, il doloroso disgregarsi di una comunità, la nostalgia, ma anche gli affreschi commoventi e fiabeschi della propria infanzia, l’intrecciarsi di destini familiari e collettivi, saranno temi ricorrenti anche nelle opere successive. I suoi libri sono stati tradotti in una ventina di lingue e la lunga serie di premi e riconoscimenti letterari – tra cui, in Italia, il Grinzane Cavour nel 2003 per il libro Mama Leone e il premio Tomizza nel 2011 – lo consacra non solo come autore di fama internazionale ma anche come autentico erede dell’eccellente tradizione narrativa bosniaca e della migliore letteratura del Paese che una volta è stato la Jugoslavia.