martedì 14 febbraio 2023

IL GATTO VENUTO DALL'INFERNO - Lynne Truss

 Ho appena finito di leggere questa surreale storia narrata da Lynne Truss.

Non so bene come raccontarvela amici lettori, ma so per certo che questo romanzo è geniale.

Perchè geniale? Perchè riesce magistralmente ad unire caratteristiche assurdamente contrapposte.

E' un romanzo horror ed è un romanzo ironico e divertente. E' un romanzo surreale, ma che si svolge nella placida campagna inglese tra cottage e biblioteche, tra un tè e un tramezzino, seduti in poltrona con accanto un sonnecchiante cane di nome Watson.

Un continuo omaggio a personaggi famosi per i più disparati motivi, da Harry Potter a Daniel Craig, da Alister Crowley (noto satanista fondatore dell'abbazia di Thelema a Cefalù in Sicilia) a Jane Eyre per trovarvi, alla fine, intenti ad effettuare una ricerca su youtube a caccia della voce di Vincent Price e della sua introduzione vocale a Thriller di Michael Jackson.

Voce narrante è Alec, ex bibliotecario, da poco in pensione e da poco vedovo, che si troverà a dare la caccia ad un gatto, o forse due o, forse, a Belzebù in persona.

D'altra parte vero protagonista del romanzo è proprio Roger, un gatto parlante la cui storia a tratti vi terrorizzerà al punto che non riuscirete mai più a guardare il vostro gatto senza provare un un brivido lungo la schiena.

Una storia bizzarra, che, pian piano prenderà forma. Leggendo accadrà che, man mano, tutti gli eventi e i personaggi apparentemente scollegati tra loro, troveranno la giusta collocazione formando una visione d'insieme più chiara.

Un racconto moderno perchè attuale, ma con una narrazione vecchio stile alla stregua di un romanzo di Arthur Conan Doyle del quale l'autore è sicuramente grande fan.

Un gatto, Roger, bellissimo, che vi affascinerà con la sua erudizione ed eleganza tipicamente felina.

Continuo a pensare al passaggio di Jane Eyre in cui il fratello venuto dalle Indie occidentali subisce una violenta aggressione notturna e Rochester gli vieta di dare qualsiasi spiegazione a Jane che siede nel buio con lo sconosciuto coperto di sangue e per tutto il tempo sente l'agitazione animalesca della donna folle e violenta dietro la porta chiusa a chiave. Per te non avrà alcun senso se non hai letto il libro in questione, Wiggy, perciò mi scuso per le mie divagazioni. E' solo che, in ambulanza, ho continuato a ripetere a Winterton a chiare lettere: -E' meglio che lei non parli, Winterton, vecchio mio; non dica una parola-. E poi, proprio ora, mi sono ricordato perché la situazione mi sembrasse così familiare, pur non avendo mai vissuto niente di simile

Lynne Truss
Non ho scelto a caso questo passaggio, l'ho portato alla vostra attenzione proprio perché, attraverso questa citazione, questo bell'omaggio a Jane Eyre, l'autrice ci vuole dimostrare come le letture, quelle importanti, quelle che ci segnano, rimangano dentro di noi come delle esperienze vissute quasi in prima persona. Un modo per sottolineare il potere della letteratura e le forti emozioni che questa può donarci. (Nella foto Lynne Truss)


Che dire? Io lo straconsiglio, magari potrà non piacere a qualcuno (come ho potuto apprendere leggendo alcune recensioni) ma sono certa che non sia un romanzo per tutti, senza voler sminuire alcuno, solo intendo che non è un romanzo apprezzabile su vasta scala, non è un romanzo ruffiano che fa l'occhiolino ad un ampio pubblico, ma, probabilmente, solo a chi ama il genere.

domenica 12 febbraio 2023

OMICIDIO A MIZUMOTO PARK - Tetsuya Honda

 


Ciao amici lettori, ho parlato un po' di questa lettura sui miei vari canali, ma mancava ancora il passaggio sul blog, nero su bianco.

Eh sì, perché, vuoi o non vuoi, alla fine, lo strumento migliore per parlare di libri, rimane a mio parere il blog.
Già ancora prima che uscisse questo romanzo mi ero lasciata prendere dall'entusiasmo, ero curiosa di leggere un noir poliziesco giapponese e lo attendevo con, per così dire, ansia.

Benissimo, appena è uscito l'ho immediatamente preso in libreria e mi sono fiondata a casa per iniziare a leggerlo.
In pochissimo tempo e dopo poche battute l'entusiasmo si era un tantino smorzato e cominciavo ad andare a rilento.
Questa andatura da bradipo ha cominciato a farmi pensare che, forse, non è che il romanzo mi stesse prendendo poi tanto.
Ho pensato che il problema potessi essere io, ho creduto di essere un po' stanca, ma, in realtà, ero attratta da altre letture che, nel frattempo, iniziavo e ultimavo con piacere.
Alla fine, però, ho deciso di impegnarmi e portarlo a termine anche semplicemente per parlarne sul blog e sui canali attraverso i quali ne avevo preannunciato l'uscita.

Che dire? un romanzo piatto e monocorde. Personaggi per nulla caratterizzati, né direttamente né indirettamente. 
Una serie infinita di interrogatori in cui i personaggi interrogati risultano tutti uguali, non si riesce a distinguerli e questo fa sì che diventino molto noiosi.
L'ambiente, che in un noir poliziesco, è quasi protagonista a sé, non è per nulla delineato o tracciato. Non ci arriva alcuna emozione attraverso quest'ultimo.
Non parliamo della mancanza di introspezione, solitamente fondamentale in questo genere e qui quasi del tutto assente.

Indubbiamente Tetsuya Honda è un autore molto amato nel suo paese, ha venduto milioni di copie dei romanzi della serie dedicata alla detective della polizia di Tokyo, Reiko Himekawa e, da questi, sono state tratte persino delle serie TV di successo.
A questo punto sono certa che starete pensando che, probabilmente, qui ad avere un problema sia semplicemente io.
E vi confesserò che, chissà, magari è così.
Nonostante tutto rimane un romanzo che non mi sentirei di consigliare, ma, ovviamente, è giusto che ciascuno si faccia una propria idea.

Indubbiamente vuole esserci una critica alla società giapponese che, spesso, bistratta le donne, soprattutto sul lavoro. Ma quest'opera di denuncia sociale viene spesso portata al lettore attraverso dei siparietti quasi comici, da manga o da anime giapponese che, forse, sono un po' lontani dalla nostra cultura e che, invece di suscitare indignazione verso la suddetta società,  producono
in chi legge solo rabbia per via della superficialità con cui l'argomento è trattato.

Reiko Imekawa dovrebbe rappresentare un personaggio di rottura degli schemi per quel che riguarda le indagini della polizia, spesso svolte in maniera rigida e schematica, ma il suo punto di rottura pare basato su intuizioni supportate dal nulla.

Ribadisco nuovamente che questo è solo il mio personale parere rispetto a quanto ho letto, magari a qualcuno potrebbe pure piacere e potrebbe trovare chiavi di lettura e spunti di riflessione diversi da quelli che ho trovato io.
Resta fermo il fatto che il romanzo rimane per me troppo piatto.

Un plauso va alla copertina che, a mio parere, ha saputo cogliere l'essenza della storia e della società giapponese, così come noi la vediamo e immaginiamo ai giorni nostri

Voto ★★☆☆☆